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Come va la salute?
45 anni di Servizio Sanitario Nazionale: costi e performance (e qualche confronto con gli altri Paesi).
In principio c’erano le casse mutue. E il diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione non era per tutti: ne godevano solo quei lavoratori (e i loro familiari) iscritti a un ente mutualistico, con forti differenze, in fatto di prestazioni e coperture, tra una categoria di lavoratori e l’altra.
Solo nel 1978, con la nascita del servizio sanitario nazionale su un modello di welfare state universalistico – il sistema Beveridge, finanziato prevalentemente attraverso la fiscalità generale – la tutela della salute fisica e psichica è diventata un diritto da garantire a ogni individuo in condizioni di uguaglianza. Ma il nostro SSN costa più o meno dei servizi sanitari di altri Paesi che hanno adottato modelli diversi, ad esempio il sistema Bismarck?
E cosa ci dicono gli indicatori di performance? Con una spesa sanitaria pubblica pari al 7,1% del PIL, l’Italia nel 2020 risultava terza, fra i Paesi europei comparati, per numero di posti letto ospedalieri (3,19 ogni 1000 abitanti), e faceva registrare la più bassa disponibilità di strutture residenziali destinate agli anziani. Altre classifiche – dall’aspettativa di vita alla nascita (83 anni) all’aspettativa di vita in salute (71,9 anni) – ci vedono al vertice. Merito anche degli stili di vita.
Ecco il dossier pubblicato dall’Ufficio valutazione impatto del Senato.
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