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Notizie dalla Liguria

CCNL. Cittadini: “Bene l'apertura Ministro, sia così tempestivo anche per chi opera nelle strutture private”

Dichiarazioni pubblicate su Quotidiano Sanità lo scorso 23 novembre 2018

"L’apertura del Ministro Giulia Grillo alle richieste dei sindacati dei medici che operano nella componente di diritto pubblico del SSN, è un’ottima notizia. Chiediamo che possa essere attivato, con la stessa tempestività, un confronto anche con la componente del SSN di diritto privato, nella quale lavorano 12mila medici, 26mila infermieri e tecnici e oltre 32mila operatori socio-sanitari, che ogni giorno consentono di dare una risposta alla domanda di salute degli italiani, contribuendo, in modo determinante, all’offerta sanitaria del Paese”, lo dichiara Barbara Cittadini, Presidente Nazionale AIOP, a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro della Salute.

Gdpr. Valutazione di impatto per i trattamenti transfrontalieri

Il Garante individua le operazioni a rischio

D’ora in poi, pubbliche amministrazioni e aziende italiane che effettuano trattamenti di dati volti ad offrire beni e servizi anche a persone residenti in altri Paesi dell’Unione europea avranno uno strumento in più per applicare correttamente il nuovo Regolamento sulla protezione dei dati. Il Garante per la privacy ha predisposto, come stabilito per le Autorità di controllo nazionali dal Gdpr, un elenco delle tipologie di trattamento che i soggetti pubblici e privati dovranno sottoporre a valutazione di impatto. L’elenco recepisce le osservazioni del Comitato europeo per la protezione dei dati al quale era stato sottoposto dal Garante per il prescritto parere.
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Notizie Aiop Nazionale

Il danno da demansionamento e il rifiuto del dipendente di altre posizioni lavorative
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Il danno da demansionamento e il rifiuto del dipendente di altre posizioni lavorative

Corte di Cassazione, Sez. Lavoro: Ordinanza n. 17634 del 01.07.2019

Sonia Gallozzi, Consulente giuslavorista della Sede nazionale

La pronuncia in commento prende le mosse dal ricorso in Cassazione presentato da una lavoratrice che richiedeva il danno da demansionamento per le nuove mansioni assegnatele, atteso che, a dire della dipendente, erano in parte estranee alla professionalità e all'esperienza maturata dalla stessa all’interno dell’azienda.
In particolare, la Corte di Appello di Brescia aveva già censurato le doglianze della lavoratrice e, in accoglimento dell'impugnativa promossa dalla Società, aveva respinto la domanda volta all'accertamento del demansionamento subìto per essere la predetta stata adibita, a far tempo dal 2005, alle mansioni di addetta a call center all’esito della riduzione della forza lavoro della società.
Ed invero, all'esito dell’espletata istruttoria era infatti risultato provato che la società avesse disposto la riorganizzazione aziendale di un proprio sito produttivo, con eliminazione di figure di supporto alla vendita. Nell'ambito di tale riorganizzazione la lavoratrice “aveva rifiutato due possibilità di ricollocamento, una di addetta al supporto alla vendita … l'altra di venditrice”, con il risultato di esonerare la responsabilità del datore per il dedotto inadempimento all'art. 2103 c.c..
Dall’istruttoria era altresì emerso come le mansioni di addetta al call center fossero, in realtà, in linea con il livello di inquadramento contrattuale della lavoratrice ed equivalenti a quelle di addetta alla vendita.
Contro tale pronuncia proponeva ricorso per Cassazione la lavoratrice chiedendo la censura della predetta Ordinanza nella parte in cui, pur avendo accertato il “mutamento in peius delle mansioni affidate dal 2005, ha poi ritenuto erroneamente non giustificato il rifiuto della lavoratrice di accettare il trasferimento a Milano o l'assunzione a Brescia presso altro datore di lavoro in franchising”.
Tuttavia, la Corte di Cassazione, condividendo la statuizione della Corte territoriale, respingeva tale motivo di impugnazione, ribadendo come il rifiuto opposto dalla dipendente di accettare le due posizioni offerte dalla società, esonerasse la stessa da ogni responsabilità e che, quindi, non vi fosse stata violazione dell'art. 2103 c.c..
Al riguardo, la Corte ha infatti ricordato che, allorché da parte di un lavoratore sia allegato un demansionamento riconducibile ad un inesatto adempimento dell'obbligo gravante sul datore di lavoro ai sensi dell'art. 2103 c.c., è su quest'ultimo che incombe l'onere di provare l'esatto adempimento del suo obbligo, attraverso la prova della mancanza in concreto del demansionamento, ovvero attraverso la prova che fosse giustificato dal legittimo esercizio dei poteri imprenditoriali o disciplinari oppure, in base all'art. 1218 c.c., a causa di un'impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non imputabile (in questo senso, Cass. n. 4766/2006 e Cass. n. 4211/2016).
Sulla scorta delle predette argomentazioni, la Suprema Corte ha ritenuto non sussistente detto inadempimento, posto che le risultanze dell’istruttoria del giudizio di merito avevano inequivocabilmente dimostrato che le mansioni di addetta al call center non fossero dequalificanti rispetto al livello di inquadramento contrattuale della lavoratrice e che l'adibizione alle stesse fosse conseguenza della riorganizzazione aziendale in atto.
In altre parole, la Corte, nel ritenere la pronuncia gravata immune da censure e concludendo per il rigetto del ricorso, ha ritenuto giustificata “l'adibizione a mansioni in parte estranee alla professionalità e all'esperienza pregresse” della lavoratrice, stante il netto rifiuto dalla stessa opposto di accettare le due posizioni in precedenza offerte dalla società che veniva ritenuto quale “elemento di esonero dalla responsabilità” del datore di lavoro.
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