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Notizie dalla Liguria

CCNL. Cittadini: “Bene l'apertura Ministro, sia così tempestivo anche per chi opera nelle strutture private”

Dichiarazioni pubblicate su Quotidiano Sanità lo scorso 23 novembre 2018

"L’apertura del Ministro Giulia Grillo alle richieste dei sindacati dei medici che operano nella componente di diritto pubblico del SSN, è un’ottima notizia. Chiediamo che possa essere attivato, con la stessa tempestività, un confronto anche con la componente del SSN di diritto privato, nella quale lavorano 12mila medici, 26mila infermieri e tecnici e oltre 32mila operatori socio-sanitari, che ogni giorno consentono di dare una risposta alla domanda di salute degli italiani, contribuendo, in modo determinante, all’offerta sanitaria del Paese”, lo dichiara Barbara Cittadini, Presidente Nazionale AIOP, a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro della Salute.

Gdpr. Valutazione di impatto per i trattamenti transfrontalieri

Il Garante individua le operazioni a rischio

D’ora in poi, pubbliche amministrazioni e aziende italiane che effettuano trattamenti di dati volti ad offrire beni e servizi anche a persone residenti in altri Paesi dell’Unione europea avranno uno strumento in più per applicare correttamente il nuovo Regolamento sulla protezione dei dati. Il Garante per la privacy ha predisposto, come stabilito per le Autorità di controllo nazionali dal Gdpr, un elenco delle tipologie di trattamento che i soggetti pubblici e privati dovranno sottoporre a valutazione di impatto. L’elenco recepisce le osservazioni del Comitato europeo per la protezione dei dati al quale era stato sottoposto dal Garante per il prescritto parere.
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Notizie Aiop Nazionale

Report investigativo e procedimento disciplinare: quando la consegna della relazione investigativa non è obbligatoria
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Report investigativo e procedimento disciplinare: quando la consegna della relazione investigativa non è obbligatoria

Cass. Civ. Sez. Lav. n. 24558 del 4 settembre 2025.

Sonia Gallozzi, consulente giuslavorista Sede Nazionale

La Cassazione, con l'ordinanza n. 24558 del 4 settembre 2025, ha esaminato un caso di licenziamento per presunto uso abusivo dei permessi ex lege 104/92. Il datore di lavoro aveva intimato il licenziamento basandosi su un report investigativo che era stato messo a disposizione del lavoratore solo durante il giudizio e non nella fase della contestazione disciplinare.

La Corte d'Appello di Salerno aveva annullato il licenziamento anche  per "violazione del diritto di difesa per la messa a disposizione solo in giudizio del report investigativo e difetto di prova circa l'autorizzazione degli investigatori alla data dei fatti".

La Suprema Corte ha confermato un orientamento consolidato, respingendo il ricorso del datore di lavoro che deduceva "violazione dell'articolo 7 dello statuto dei lavoratori per avere la corte territoriale ritenuto rilevante l'omissione della condivisione del report investigativo prima del giudizio".

La Cassazione ha ribadito il principio già enunciato con l'ordinanza della Sezione Lavoro n. 3820 del 7 febbraio 2022, secondo cui "in tema di esercizio del potere disciplinare, la contestazione dell'addebito ha la funzione di indicare il fatto contestato al fine di consentire la difesa del lavoratore, mentre non ha per oggetto le relative prove, soprattutto per i fatti che, svolgendosi fuori dall'azienda, sfuggono alla diretta cognizione del datore di lavoro; conseguentemente, è sufficiente che quest'ultimo indichi la fonte della sua conoscenza".

Tuttavia, la Corte ha evidenziato che nel caso specifico la contestazione disciplinare presentava vizi sostanziali. Come testualmente affermato dalla Corte: "nel caso di specie, non sono stati preindicati specificamente i fatti addebitati e, peraltro, non è stato dimostrato nemmeno in giudizio che il personale autore del report fosse autorizzato".

Sebbene la giurisprudenza non imponga la consegna integrale del report investigativo, emerge chiaramente dalla pronuncia l'opportunità di riportare nella contestazione disciplinare stralci testuali significativi della relazione investigativa o, quantomeno, una descrizione puntuale dei fatti emersi dall'investigazione.

Questa prassi consente di soddisfare il duplice requisito giurisprudenziale della specificità della contestazione, fornendo al lavoratore una descrizione dettagliata dei fatti contestati  e l’indicazione della fonte, chiarendo che i fatti derivano da attività investigativa.

La mancanza di tale specificità, come evidenziato nel caso in esame, può comportare l'annullamento del licenziamento per violazione del diritto di difesa, indipendentemente dalla fondatezza sostanziale dell'addebito.

La sentenza conferma che, pur non essendo obbligatoria la consegna integrale del materiale probatorio, la specificità della contestazione rimane un requisito inderogabile per la legittimità dell'azione disciplinare, specialmente nei casi complessi che coinvolgono condotte extra-aziendali accertate tramite investigazioni private.

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