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Per l’Italia dieci anni di tagli che la spingono sempre di più sotto la media
Angelo Cassoni, Responsabile Ufficio studi e statistiche
È stato pubblicato in questi giorni un report sulla spesa pubblica in Europa realizzato dagli uffici della Ragioneria generale dello Stato (MEF). Lo studio che analizza la dinamica temporale delle diverse componenti della spesa pubblica dei 28 Paesi aderenti all’Unione Europea, fornisce tra l’altro un quadro specifico riguardante in particolare la spesa sanitaria, sottolineando che mentre in Italia l’indicatore del rapporto spesa/Pil scendeva, la media in Europa si muoveva in controtendenza e, al contrario, saliva. L’Italia nel 2008 aveva una spesa in rapporto al Pil (7%) superiore alla media (6,7%), mentre nel 2017 il valore nazionale è sceso al 6,8%, contro una media europea che nel frattempo è arrivata al 7%. Il dettaglio dei valori calcolati per i diversi Paesi UE è riportato nella Tavola 7 dello studio.
È questo, dunque, secondo la RGS l’andamento della spesa pubblica per la sanità dell’Italia nel periodo preso in esame, confermando quanto stimato anche da altre istituzioni internazionali, come ad esempio OCSE ed Eurostat, che applicano metodologie di rilevazione ed aggregazione delle componenti di costo diverse.
Il lavoro della RGS segue infatti una metodologia che associa l’aspetto funzionale della spesa alla sua declinazione secondo la natura economica, seguendo i parametri della classificazione COFOG (Classification Of Function Of Government2). Il riferimento è costituito dai conti nazionali che, adottando definizioni uniformi e valide per tutti i Paesi membri dell’Unione europea, permettono di effettuare significativi confronti internazionali.
Il dato italiano differisce così leggermente dalla serie storica che ricostruiamo nel Rapporto “Ospedali & Salute” sulla base delle analisi contenute nei vari “Documenti di economia e finanza” governativi; gli ultimi aggiornamenti contenuti nel DEF di aprile 2019 portano infatti l’incidenza della nostra spesa sanitaria rispetto al Pil al 6,6% (anziché al 6,8% dello studio RGS) già a partire dal 2017.
E le stime dell’ultimo DEF non sono incoraggianti neppure in termini di proiezioni nel breve periodo: per la spesa sanitaria italiana in termini di Pil si prevede una ulteriore discesa che la porterà su valori del 6,5% nel 2021 e del 6,4% nel 2022.
Per gli analisti della RGS la spesa primaria per la sanità rappresenta in media la seconda maggior componente del bilancio pubblico nella maggior parte degli stati europei, preceduta di molto da quella per il sistema pensionistico che incide mediamente sul Pil per il 18,8%.