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Notizie dalla Liguria

La scomparsa del Presidente Gustavo Sciachì

Presidente nazionale Aiop dal 1985 al 2000

Lo scorso 25 marzo si è spento l’avvocato Gustavo Sciachì, presidente nazionale Aiop dal 1985 al 2000. Un lungo tratto di strada che rende evidente la grande stima e la fiducia che l’Associazione ha risposto nella sua persona. La sua presidenza ha attraversato il tratto più lungo dei 50 anni della storia dell’Aiop, incidendo profondamente sullo sviluppo dell’Associazione, portandola ad acquisire soprattutto maggiore credibilità e forza nel confronto con le istituzioni regionali e nazionali.

Vietato curarsi negli ospedali migliori

Intervista al Presidente nazionale, Gabriele Pelissero, pubblicata su Il Giornale

«Stiamo scivolando verso una situazione inaccettabile - lancia l'allarme Gabriele Pelissero, presidente dell'Aiop -. Invece di migliorare il livello medio nelle regioni che più zoppicano, si vogliono introdurre filtri e blocchi contro le realtà all' avanguardia. E in questo modo, senza che l' opinione pubblica sia stata informata, si toglierà a migliaia di pazienti il potere di scegliere i centri più evoluti. Penso alle migliaia di persone che oggi puntano a Nord per farsi impiantare una protesi all' anca o al ginocchio».

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Notizie Aiop Nazionale

DEF 2018: dobbiamo tornare a investire in salute
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DEF 2018: dobbiamo tornare a investire in salute

Comunicato stampa del 27 aprile scorso

In merito al varo del Documento di economia e finanza varato dal Governo, sono intervenuti il Presidente della FNOMCEO, Filippo Anelli, e il coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, Tonino Aceti.

Il Def 2018, approvato ieri dal Governo, pur non contenendo impegni programmatici per il futuro, che spetteranno al nuovo esecutivo, ma soltanto previsioni di spesa, ci preoccupa e ci rattrista per quanto riguarda la sanità: la previsione del rapporto tra spesa sanitaria e Pil presenta infatti un profilo crescente soltanto a partire dal 2022. Questo dato è una chiara rappresentazione dell’incapacità della politica di aumentare le risorse da investire nella sanità e nella salute dei cittadini: settori che, a quanto pare, non si ritengono meritevoli neppure di un mero allineamento con le previsioni di crescita del Pil.

Ci felicitiamo ovviamente di questa crescita economica, che porta finalmente a credere che l’Italia sia uscita dalla peggiore crisi del dopoguerra. Apprezziamo che, anche quest’anno, il Governo abbia prestato particolare attenzione e sensibilità rispetto all’analisi degli indicatori di benessere equo e sostenibile (Bes), che, per quanto riguarda la salute, non fanno che ribadire la situazione di deficit delle regioni del Mezzogiorno in termini di aspettativa di vita in buona salute, di obesità, e anche per ricchezza, occupazione, istruzione. Proprio su queste premesse ci saremmo aspettati un aumento del Fondo sanitario nazionale.

Un Paese che, pur in crescita, non investe sulla salute e sul benessere dei suoi cittadini, di tutti i suoi cittadini, calmierando le disuguaglianze, è un Paese il cui sviluppo è solo illusorio e di facciata. È un Paese che non può produrre risorse se non nell’immediato, può generare un momentaneo aumento dei consumi, ma non una vera crescita sostenibile e virtuosa: è la Salute la vera ricchezza del Paese. In un’ottica di questo genere, il nostro Servizio sanitario nazionale, così come lo conosciamo oggi, equo, sostenibile, solidale, non reggerà e dovremo trovare soluzioni alternative: non vogliamo pensare che questo sia il progetto della politica, in qualunque assemblamento sarà chiamata a governare.

Non può esserci Crescita senza Salute.

I 40 anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale avrebbero meritato un DEF decisamente di rottura e cambio di rotta delle politiche di investimento per la salute dei cittadini e per la sanità pubblica. Purtroppo invece ancora una volta invarianza a ribasso.

Eppure le aspettative e i bisogni di salute dei cittadini si modificano, aumentano, non trovando purtroppo coerenza nelle risposte da parte delle Istituzioni. Un esempio su tutti. I nuovi Lea sono stati approvati da tempo con alla base un accordo tra lo stato e le regioni che richiamava l’indispensabilita di 115 mld per il 2018, al fine di garantire la loro concreta e uniforme attuazione. Siamo nel 2018 e possiamo contare su 113,4 mld, circa 1,5 mld in meno rispetto a quanto servirebbe. L’effetto? I nuovi Lea per una buona parte sono ancora un lontano miraggio per i cittadini e caratterizzati da forti disuguaglianze

Chiediamo quindi al Governo che verrà di tornare a investire sulla salute e sul benessere dei suoi cittadini, stanziando risorse che torneranno indietro moltiplicate in termini di benessere sociale. Ci aspettiamo altresì, da parte delle Regioni, una più equa distribuzione del Fondo sanitario nazionale, che tenga conto anche degli indici di deprivazione e non solo di parametri demografici.
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