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Notizie dalla Liguria

Turismo medicale. Le misure per attrarre i pazienti con la valigia

Dichiarazioni del Presidente Gabriele Pelissero a Adnkronos Salute

Abolire l'Iva sulle prestazioni a pazienti stranieri, facilitare l'iter per i visti sanitari, fare sistema per competere alla pari con le destinazioni estere e aumentarele sinergie tra ospedali, ricerca, industria biotech e università. Sono queste le azioni da mettere in campo per promuovere il turismo medicale in Italia - un comparto che in Europa vale già 47 miliardi di euro, il 4,6% dell'intero fatturato dei viaggi - emerse dal convegno organizzato da Intercare, la fiera dedicata al Turismo medicale e all'Internazionalizzazione dei sistemi sanitari, all'interno di Bit.
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Notizie Aiop Nazionale

La qualità nel SSN: pubblico e privato a confronto
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La qualità nel SSN: pubblico e privato a confronto

Il Rapporto Aiop- Agenas rivela che, in tantissime aree cliniche, le strutture di diritto privato raggiungono performance eguali o superiori a quelle di diritto pubblico

di Alice Basiglini- Centro studi Sede Nazionale Aiop 

 

Il Rapporto sulla Qualità degli Outcome clinici negli Ospedali italiani, elaborato da Agenas e Aiop, mette nero su bianco alcuni principi di realtà:

  • le strutture di diritto privato del SSN presentano una performance analoga o migliore di quelle di diritto pubblico in sei delle sette aree cliniche valutate, una qualità maggiore che si esplica sia in termini di più alte proporzioni di strutture con esiti superiori allo standard sia in termini di più ridotte proporzioni di strutture con qualità bassa o molto bassa
  • Area cardiocircolatoria:
    Strutture con qualità alta/molto alta: 47% delle pubbliche; 65% delle private;
    Strutture con qualità bassa/molto bassa: 15% delle pubbliche; 13% delle private.
  • Area sistema nervoso:
    Strutture con qualità alta/molto alta: 47% delle pubbliche; 61% delle private;
    Strutture con qualità bassa/molto bassa: 22% delle pubbliche; 11% delle private.
  • Area sistema respiratorio:
    Strutture con qualità alta/molto alta: 14% delle pubbliche; 56% delle private;
    Strutture con qualità bassa/molto bassa: 52% delle pubbliche; 28% delle private.
  • Area chirurgia generale:
    Strutture con qualità alta/molto alta: 35% delle pubbliche; 39% delle private;
    Strutture con qualità bassa/molto bassa: 58% delle pubbliche; 59% delle private.
  • Area gravidanza e parto:
    Strutture con qualità alta/molto alta: 47% delle pubbliche; 24% delle private;
    Strutture con qualità bassa/molto bassa: 32% delle pubbliche; 54% delle private.
  • Area osteomuscolare:
    Strutture con qualità alta/molto alta: 47% delle pubbliche; 73% delle private;
    Strutture con qualità bassa/molto bassa: 32% delle pubbliche; 17% delle private.

 

Le analisi sintetiche, tuttavia, determinano perdita di informazione. Per comprendere le dimensioni della qualità e delle criticità, occorre procedere per maggiori livelli di dettaglio, attraverso l’analisi per indicatore riportata nel Rapporto.

Qui rileva, ad esempio, come la componente di diritto privato soffra soprattutto di volumi di attività ridotti rispetto agli standard quantitativi minimi, volumi indipendenti dalla capacità di offerta delle strutture e determinati a livello di programmazione regionale, a sua volta vincolata ai tetti di spesa.

 

  • la variabilità resta il dato più rilevante e critico del nostro sistema sanitario e si tratta di una eterogeneità tra Regioni, interna alle stesse Regioni e nell’ambito delle singole componenti

Ad esempio:

In Campania – la Regione che riporta il più alto ricorso al parto chirurgico – è di diritto privato sia la struttura che riporta le proporzioni più alte di tagli cesarei sia quella che riporta le proporzioni più contenute.

In Puglia - rispetto all’indicatore di mortalità a 30 giorni dopo intervento di valvuloplastica - si registrano, nella sola componente di diritto privato, i valori di mortalità rispettivamente più basso (0%) e più alto (9%) non solo a livello regionale, ma a livello nazionale.

In Veneto è di diritto pubblico sia la struttura che riporta la più alta percentuale di re-interventi dopo una prima procedura conservativa per tumore maligno della mammella sia quella che riporta la percentuale più bassa.

  • l’urto pandemico ha fortemente condizionato non solo i volumi di attività delle prestazioni elettive e, in misura ridotta, di quelle urgenti ma, parallelamente, anche il livello qualitativo offerto dalle singole strutture e dal SSN tutto.

Considerando il confronto 2019-2020 e, a titolo esemplificativo, l’indicatore di mortalità a 30 giorni dopo ictus ischemico, le strutture che riportano un livello alto/molto alto passano dal 66% al 49% tra quelle di diritto pubblico e dal 90% al 69% tra quelle di diritto privato.

In Lombardia, una delle regioni più colpite dall’emergenza, le strutture pubbliche con mortalità <11% sono 23 su 30 nel 2019 e solo 11 su 30 del 2020; quelle private sono, rispettivamente, 11 su 13 e 8 su 13.

 

La riflessione è d’obbligo e riguarda solo in minima parte il confronto tra pubblico e privato, se non per superare definitivamente ogni pregiudiziale a favore della salute della popolazione: il focus deve essere spostato dalla protezione della proprietà pubblica degli asset alla salvaguardia della Salute pubblica.

E la Salute è pubblica se accessibile a tutti gli individui a prescindere dalla rispettiva condizione socio-economica e se le prestazioni e i servizi di provata efficacia clinica sono offerti in condizioni di omogeneità su tutto il territorio nazionale.

E quello che oggi sappiamo è che la componente di diritto privato presenta livelli di aderenza agli standard di qualità comparativamente più alti, ma anche che gli esiti dei trattamenti e degli interventi sanitari erogati dalle strutture private non sono tutti uguali.

Livelli difformi di assistenza travalicano la divaricazione nord-sud e coinvolgono strutture della stessa natura giuridica, che operano nel medesimo contesto epidemiologico e territoriale.

Il nostro compito, di componente di diritto privato del SSN, è quello di identificare le best practice quali determinanti degli esiti e leve del cambiamento e metterle a fattor comune, nonché attivare internamente – anche attraverso il supporto di Agenas – programmi di audit che consentano alle strutture che riportano valori critici di identificare le problematiche, affrontarle e colmare il gap.

Le risorse sono sempre più scarse e la crisi pandemica ha imposto, per la prima volta dopo un lungo trend positivo, una battuta d’arresto al progressivo miglioramento degli esiti delle prestazioni sanitarie, che il sistema sanitario italiano non riuscirà a colmare nell’immediato, né a livello di prestazioni non erogate e differite né a livello di crollo qualitativo.

Porre il paziente al centro significa innanzitutto riconoscere o restituire dignità alle realtà che dimostrano di rispondere con prontezza, efficacia ed efficienza ai bisogni di salute delle persone, liberando le rispettive potenzialità e veicolando le risorse laddove possono essere utilizzate con appropriatezza e sicurezza a beneficio dei pazienti.

A questo LINK il testo intergrale del Rapporto 

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