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Notizie dalla Liguria

Il ruolo di Aiop nella formazione continua

di Gabriele Pelissero - La formazione, soprattutto quella di rango ECM, si conferma come un'opportunità che può portare gli operatori ad innalzare i livelli qualitativi delle proprie prestazioni e performance complessive delle strutture nelle quali prestano Ia propria attività, oltre che a ridurre drasticamente i rischi connessi con l'opera quotidiana al servizio dei pazienti. L'apporto della formazione continua in medicina resta fondamentale e lo sforzo posto in essere dalla Commissione Nazionale, anche nell'organizzazione dei Forum annuali, tende a fornire a tutti gli attori del sistema (strutture, Provider, organismi istituzionali) gli strumenti più idonei per valorizzarne iI ruolo e l'importanza in un ambito così particolare e delicato.

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Notizie Aiop Nazionale

In ricordo di Gianni De Michelis
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In ricordo di Gianni De Michelis

di Enzo Paolini

Gianni De Michelis non era affatto un “avanzo di balera” (la simpaticamente ironica definizione è di Enzo Biagi che stimava e non poco De Michelis), ma un gran socialista dell’ala lombardiana approdato, negli anni ‘70, sulla costa del riformismo liberale. Quello della prima riforma sanitaria del ’78 con l’introduzione dei principi di solidarietà ed universalismo (cioè lo Stato assicura la stessa assistenza a tutti i cittadini mediante il prelievo fiscale progressivo) e della seconda, del ’92, con l’approvazione del sistema di pagamento a tariffa (i cosiddetti DRG, mutuati dal sistema americano e finalizzati, attraverso il meccanismo di competizione controllata, ad ottimizzare la spesa ed aumentare la qualità delle prestazioni).
Anche per questo – oltre che per il suo indiscutibile prestigio e la sua autorevolezza in campo europeo (da ministro degli esteri è stato il coautore del Trattato di Mastricht) – in AIOP abbiamo pensato di invitarlo al convegno che tenemmo a Berlino nel maggio 2004, in occasione della 39a Assemblea Generale.
Una occasione di confronto con altri relatori quali il ministro Giuseppe Fioroni, il componente del Consiglio di Giustizia europeo prof. Umberto Leanza, il presidente emerito della Corte Costituzionale prof. Alfonso Quaranta, il deputato on. Pino Petrella, gli assessori regionali Toniolo del Veneto e Verzaschi del Lazio, in un dibattito punteggiato dalle domande di giornalisti di rango come Mauro Mazza, Luciano Onder, Carmen Lasorella.
De Michelis accettò subito e ciò gli consentì di esprimere concetti che, a distanza di quindici anni appaiono più che mai attuali. Già da allora, infatti, De Michelis, sempre attento ai mutamenti continui del complesso corpo sociale del Paese, segnalava che “bisogna riconsiderare a fondo la base del welfare state. Il cosiddetto stato sociale ha una fascia dove si fissano, nella Costituzione, dei valori da tutelare, in cui si dice che, con il fisco lo Stato preleva dalla collettività in modo progressivo i denari necessari a tutelare o a soddisfare questi diritti costituzionali e li si erogano. Il metodo non funziona più in nessun settore: questo punto va quindi ripensato profondamente, lo si sta facendo nel sistema previdenziale non si capisce perché non lo si debba fare nel sistema salute”. Sembra oggi.
Così come sembrano quasi un programma per i candidati alle imminenti elezioni europee le sue parole sul contesto continentale, “che non è più quello del 1947, nel senso che ci sono l’Europa e le Regioni, la devolution federale e l’evolution ad un sistema sovranazionale, in cui tutti sappiamo qual è la situazione della tutela della salute. L’arrivo dei nuovi paesi che hanno livelli di protezione di welfare state molto minori dei nostri, che però diventeranno competitivi con noi, ci obbligherà ad andare in questa direzione, inevitabilmente e se l’Europa vuole rimanere in piedi dovrà affrontare queste questioni”.
Ora potremmo dire che, non avendo dato risposte alle profetiche parole pronunciate da Gianni De Michelis dalla tribuna AIOP di Berlino, l’Italia ora non riesce più a contemperare le due esigenze primarie di assicurare la libera scelta del cittadino e di garantire a tutti la copertura della spesa con oneri a carico dello Stato, mentre l’Europa si trova a dover fare i conti con una situazione a dir poco critica in termini di diritti civili e di garanzie sul piano dell’assistenza sanitaria nei confronti dei cittadini di nazioni comunitarie e non.
Le proposte emerse da quel think thank furono chiare: difesa del SSN, adeguate norme di settore nel campo del lavoro (in prosecuzione evolutiva con la riforma Biagi), scorporo delle strutture erogatrici di prestazioni delle ASL, nuove forme di finanziamento del FSN, apertura al mondo delle assicurazioni sociali, effettivo pagamento delle prestazioni sia al pubblico che al privato, potenziamento della rete urgenza/emergenza con revisione concertata della rete ospedaliera, ricerca.
Tutto affidato ad una classe dirigente che, nel frattempo – per colpa di una legge elettorale scellerata – stava precipitando nel limbo della inconcludenza e della autoreferenzialità.
Possiamo ancora confidare nella realizzazione di queste idee ispirate al miglior riformismo socialista e liberale?
I tempi sono cambiati ma io penso e spero di si, pur non scorgendo all’orizzonte dell’emiciclo di Montecitorio figure come quella di De Michelis. Ma non dispero, esistono, eccome, uomini e donne di valore che non sono guidati dal proprio interesse e che queste idee sapranno farle camminare e correre.
Su di essi occorre contare; chè se dovessimo riferirci a certi politici che tanto parlano ma non hanno niente da dire, mi viene in mente la frase di Ennio Flaiano il quale raccontava di andare, in certi momenti, da una sua amica chiromante per chiederle: se vedi il futuro, digli di non venire.
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