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Cittadini: “Occorre che le Istituzioni assumano piena consapevolezza che hanno il dovere di garantire l’assistenza a tutti”
Barbara Cittadini, Presidente nazionale Aiop
La Nota di aggiornamento del Def, pubblicata recentemente, pone nuovamente in evidenza l’andamento della spesa sanitaria che, ancorché registri un lieve incremento in termini assoluti, non tranquillizza certo gli italiani. Si passa, infatti, dai 115,818 miliardi previsti per il 2018 dall'ultimo Def licenziato dal Governo Gentiloni, ai 116,331 miliardi indicati nella Nota di aggiornamento diffusa in questi giorni. Questo importo non è, però, sufficiente a preservare a e custodire il sistema universalistico e solidaristico, che è proprio del nostro ordinamento.
Di fronte ai numeri, occorre fare due ordini di ragionamenti: il primo più ampio, che guardi all’andamento del Paese, il secondo più analitico, che abbia attenzione alle peculiarità dell’assistenza sanitaria.
Analizzando la situazione della nostra economia, l’andamento della spesa sanitaria va letto sul medio-lungo periodo. Per capire meglio, basta pensare che nel 2019 la sua incidenza sul Pil potrebbe passare dal 6,6% al 6,5%, con un ulteriore diminuzione nel 2020. Osservando l’andamento degli ultimi anni è incontrovertibile che la riduzione delle risorse è andata di pari passo con una serie di irrisolte criticità nella governance dei sistemi sanitari regionali e della rete di aziende di diritto pubblico e privato accreditato. Visto l’andamento economico del Paese, pensare ad orizzonti ottimistici di aumento della spesa nei prossimi anni, appare essere assolutamente irrealistico. É evidente, quindi, lo scenario che abbiamo davanti, con tutte le sue possibili conseguenze non solo dal punto di vista economico ma, anche, sociale.
Con un decremento progressivo della spesa pubblica, senza soluzioni compensative, non potremmo che assistere ad una corrispondente erosione del sistema di welfare sanitario, con ogni probabilità aggravata da crescenti disparità territoriali e gravi cadute dal punto di vista dell’universalità e dell’equità. Tutto senza tenere conto di una generale contrazione delle prestazioni e di una forte sofferenza sociale. Una condizione resa già evidente dalle criticità provocate dal fenomeno delle liste d'attesa, puntualmente registrate dal Ministero.
Qual è, rispetto a tutto questo, la posizione di Aiop?
É necessario partire da un dato di fatto. La presenza in Italia di una grande rete di erogatori ospedalieri di diritto privato rappresenta un vantaggio rilevante per il Ssn e una riserva di operatività nell’eventualità di crisi produttive nel comparto a gestione pubblica. Ma questo non basta. Senza l’adozione di politiche sanitarie, realmente, adeguate dal punto di vista programmatorio e finanziario, la rete Aiop, anche integrata dagli altri operatori ospedalieri di diritto privato, non sarà da sola sufficiente a garantire l’universalità delle prestazioni. Questo anche tenendo conto della nostra capacità di essere flessibili, di saper adattare le nostre organizzazioni alle esigenze, di rispondere alle emergenze.
Dopo la Nota al Def, le nostre preoccupazioni, come rappresentanti della sanità privata accreditata, non possono che persistere. Abbiamo assistito, per un lungo periodo, a un definanziamento di fatto della sanità in Italia e l’ultima manovra, sebbene flebilmente in incremento, rischia di non garantire quei livelli necessari a preservare il sistema, con le caratteristiche che lo hanno reso uno dei migliori in Europa. Responsabilmente poniamo, tuttavia, le nostre potenzialità e le nostre strutture a disposizione per studiare formule e interventi adeguati, ma il Governo nazionale e quelli regionali devono prendere atto che hanno il dovere di garantire la salute a tutti.