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Camera. Proposta di legge in materia di assistenza complementare
Mercoledì 26 giugno u.s. nell'ambito dell'esame in sede referente della Pdl in materia di assistenza complementare ("Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare" A.C. 1298, a prima firma Quartini - M5S), si è svolto un ciclo di audizioni.
Marcoledì 26 giugno u.s. nell'ambito dell'esame in sede referente della Pdl in materia di assistenza complementare ("Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare" A.C. 1298, a prima firma Quartini - M5S), si è svolta l'audizione di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE.
Di seguito una sintesi delle principali dichiarazioni di Nino Cartabellotta:
- Sull'autonomia differenziata ci siamo espressi in maniera tecnica e anche politica e l'obiettivo era quello di togliere la tutela della Salute dalle materie su cui le Regioni potevano chiedere maggiore autonomia perché c'è un quadro di particolare criticità che rischia di peggiorare perchè alcune di queste maggiori autonomie finiranno per indebolire ulteriormente le regioni del centro-sud. In particolare quella delle maggiori autonomie sulla contrattazione collettiva del personale sanitario che rischia di portare non solo la migrazione dei pazienti ma anche la migrazione di professionisti sanitari. L'altra preoccupazione è che anche le Regioni più forti, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, non avranno la capacità di produrre servizi in maniera illimitata. Quindi se dovesse esserci una migrazione di pazienti particolarmente importante rischiano di perdere la capacità produttiva dei servizi nei confronti dei propri residenti.
- Se aumenta il finanziamento pubblico devono andare in parallelo delle riforme chiare, perché altrimenti continuiamo a gestire la sanità con leggi che appartengono a 30 anni fa. Nel frattempo abbiamo attraversato una transizione epidemiologica, una demografica e una digitale e continuiamo a finanziare, valutare e organizzare l'assistenza con regole che appartengono al trapassato remoto e su questo anche l'applicazione della telemedicina non è così semplice come sembrerebbe.
- Non abbiamo un meccanismo univoco per la valutazione delle tecnologie sanitarie. I dispositivi stanno in capo all'Agenas. I farmaci sono gestiti dall'Aifa, ma tutta una serie di tecnologie sono sostanzialmente fuori governance. Qual è la proposta? Istituire un'unica attività nazionale che informi la politica su come rimodulare i livelli essenziali di assistenza alleggerendo il percorso burocratico.
- Oggi il personale rappresenta il problema nel problema, quello che non ci aspettavamo nel periodo pandemico è questo effetto fuga dal SSN, per cui oggi si sta vedendo che a livello di numeri i medici scappano dal servizio pubblico. Quindi è ovvio che se ci sono dei soldi in più vanno messi sui contratti, vanno messi su modalità incentivanti per il servizio pubblico e man mano che c'è questo depauperamento si fa fatica ad erogare i livelli essenziali di assistenza. Quello che piu' preoccupa e di cui si parla meno è la gravissima carenza di personale infermieristico.