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Notizie dalla Liguria

Professioni sanitarie. Firmato il decreto attuativo che istituisce i nuovi albi

Decreto attuativo della legge n. 3 del 2018

È stato firmato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin il primo decreto attuativo della legge n. 3 del 2018, meglio conosciuta come la legge che ha riformato il sistema ordinistico delle professioni sanitarie in Italia. Si tratta del decreto che istituisce gli albi delle 17 professioni sanitarie, fino ad oggi regolamentate e non ordinate, che entreranno a far parte dell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.

Dalla privacy alla cybersecurity, le strutture cercano nuove figure

AAA cercasi ortopedici, anestesisti, geriatri e fisiatri. Ma anche figure nuove per la sanità italiana

AAA cercasi ortopedici, anestesisti, geriatri e fisiatri. Ma anche figure nuove per la sanità italiana, in grado di tutelare la privacy e i dati sanitari dei pazienti, o difendere le strutture dai cyberattacchi informatici. La sanità sta cambiando volto, anche quella privata. "Con l'espansione del settore delle cure per gli anziani, negli ospedali e nelle Rsa queste figure tradizionali sono molto richieste. Ma accanto a loro vediamo anche emergere la domanda di professionalità nuove, con competenze trasversali". Parola del direttore generale di Aiop, Filippo Leonardi, che con l'Adnkronos Salute fa il punto sulle professioni più gettonate dalle aziende e dai gruppi del settore nel nostro Paese.
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Notizie Aiop Nazionale

Sanità responsabile, procurement innovativo e strategie di sistema: oltre la prevenzione
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Sanità responsabile, procurement innovativo e strategie di sistema: oltre la prevenzione

Dalla mancata implementazione delle evidenze al valore sociale degli acquisti pubblici, fino alla responsabilità organizzativa: a SAN.ITA 2025 il confronto si sposta sulla governance del cambiamento.

Se l’efficacia clinica e microbiologica dei sistemi di sanificazione avanzata è stata dimostrata dalle evidenze scientifiche, resta da affrontare una questione altrettanto cruciale: come integrare queste soluzioni nella gestione ordinaria della sanità pubblica?

A SAN.ITA 2025, l’iniziativa promossa lo scorso Marzo da COPMA, il confronto si è spostato sui piani della governance, del procurement e della responsabilità. Perché prevenire è un dovere, ma richiede strumenti, regole e cultura condivisa.

Il dottor Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha aperto la sessione con un’osservazione netta: «Non è la carenza di linee guida a ostacolare la lotta alle Infezioni Correlate all’Assistenza, ma la loro mancata implementazione». Il problema non è (più) sapere cosa fare, ma farlo sistematicamente e in modo organizzato. I modelli di successo, ha spiegato, esistono: strategie multifattoriali, care bundle, audit, feedback, cultura della sicurezza, ma troppo spesso restano confinati a iniziative locali o volontaristiche.

Cartabellotta ha sottolineato anche un altro nodo: l’assenza di un monitoraggio nazionale strutturato e trasparente. Senza dati e indicatori oggettivi è difficile valutare, pianificare, migliorare. E soprattutto, la prevenzione – anche se efficace – rischia di non trovare spazio nei DRG o nei budget, se non è accompagnata da un riconoscimento formale del suo valore economico e sociale. «Dobbiamo smettere di considerare le infezioni nosocomiali come eventi sfortunati – ha concluso – e iniziare a trattarle come fallimenti organizzativi prevenibili».

Sul fronte degli acquisti pubblici è intervenuta la professoressa Veronica Vecchi, docente di Public Management alla SDA Bocconi e componente dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità. La sua proposta è chiara: il procurement può (e deve) diventare un motore di innovazione e sostenibilità, superando la logica puramente economica. «Oggi abbiamo strumenti per costruire gare pubbliche che premiano l’impatto ambientale, la riduzione delle ICA, la qualità dei risultati – ha spiegato – ma serve il coraggio di usarli».

La Professoressa ha illustrato il concetto di Value for Society, che amplia la prospettiva del “value for money”: le centrali di acquisto dovrebbero valutare non solo i costi, ma anche gli effetti su salute pubblica, ambiente, occupazione e innovazione. Ha citato esempi di gare impostate su requisiti funzionali, con sistemi di premialità e penalità basati su indicatori di outcome. Il problema, però, resta politico: senza una visione strategica condivisa, anche le buone pratiche restano eccezioni. «Serve leadership – ha concluso – e la capacità di costruire valore per il sistema, non solo per il bilancio».

A chiudere il quadro è stato l’avvocato Maurizio Hazan, giurista esperto di responsabilità sanitaria. La sua lettura è chiara: l’attuale modello normativo incentiva più la paura della colpa che la ricerca della qualità. Il riferimento è al sistema della responsabilità civile così come oggi applicato, dove spesso le strutture sanitarie sono giudicate responsabili per eventi non direttamente imputabili, con conseguenze economiche e reputazionali pesanti.

Per Hazan la vera rivoluzione passa attraverso la valorizzazione della "diligenza attesa", introdotta dalla Legge Gelli. Serve promuovere modelli organizzativi che siano documentati, trasparenti e verificabili: procedure chiare, responsabilità definite, risultati misurabili.

Il focus deve spostarsi dalle persone ai sistemi: dalla colpa al miglioramento continuo. Tra le sue proposte, anche quella di un fondo indennitario sul modello francese, che riconosca il danno ma liberi il dibattito dalla logica risarcitoria. «La sicurezza – ha concluso – non si ottiene con il sospetto, ma con la responsabilità distribuita e consapevole».

In sintesi, la sanificazione – così come la prevenzione – non può più essere considerata una voce accessoria nei bilanci o nelle gare.

È parte integrante del percorso di cura, della strategia di sistema, della garanzia di equità e qualità per ogni persona.

Sistemi innovativi come il PCHS®, che integrano validazione scientifica, sostenibilità ambientale ed economica, rappresentano esempi concreti di come sia possibile coniugare efficacia clinica e responsabilità sistemica.

 

Ora spetta alle istituzioni trasformare in policy strutturali ciò che ricerca ed esperienza sul campo hanno già dimostrato: la prevenzione non è un costo, ma un investimento strategico per la sostenibilità del sistema sanitario.

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