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Notizie dalla Liguria

Storica apertura di Confindustria alla filiera della salute

Presentato il Rapporto annuale sulla filiera della salute

La “white economy” è ormai un potente driver dell’economia italiana che contribuisce al Pil nazionale per il 10,7%, dando lavoro ad oltre 2,4 milioni di persone, pari a circa il 10% dell’occupazione complessiva. Una filiera pubblica e privata, quella della salute, che produce qualità della vita portando l’Italia ai primi posti nel mondo per numero di anni vissuti senza malattie o infortuni. Che contribuisce alla ricchezza nazionale. E che ha il vantaggio di essere anticiclica, come dimostrano gli aumenti a due cifre messi a segno in questi anni di crisi su export, fatturato e valore aggiunto. É questa la fotografia che emerge dal Rapporto di Confindustria sulla filiera della salute, presentato mercoledì mattina a Roma, e realizzato insieme alle Associazioni confederali di categoria che rappresentano la filiera stessa, tra cui Aiop, Assobiomedica, Farmindustria, Federchimica e Federterme.

Via Irpef nelle Regioni risanate e Titolo V da modificare

«Le Regioni uscite dal Piano di rientro e che hanno raggiunto il pareggio di bilancio, non hanno più nessuna ragione di mantenere una super aliquota Irpef che era stata pensata per coprire il deficit nella sanità e che pesa tantissimo sui cittadini».
Questa è la posizione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, intervenuta alla trasmissione radiofonica Radio anch' io su Radio Rai 1.
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Notizie Aiop Nazionale

Il dipendente può criticare aspramente l’Azienda, purché non diffami
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Il dipendente può criticare aspramente l’Azienda, purché non diffami

Cassazione Civile Sezione Lavoro n. 11645/18 del 14 maggio 2018

Sonia Gallozzi, Consulente giuslavorista della Sede nazionale

La pronuncia in commento affronta il caso del ricorso presentato da una lavoratrice licenziata per aver inviato diverse e-mail ai propri superiori, esponendo rimostranze relative alla propria attività lavorativa, dai toni e dai contenuti ritenuti offensivi e denigratori da parte del datore di lavoro.
Il ricorso veniva accolto dal Giudice delle prime cure ed il licenziamento veniva annullato, dando luogo alla tutela reintegratoria. La pronuncia veniva confermata anche in appello, poiché il contenuto aspramente critico delle e-mail inviate della dipendente, veniva attribuito ad una tensione individuale scaturente da un precedente giudizio in itinere tra la dipendente e la società datrice, relativo alle mansioni ed alle differenze retributive.
La reintegrazione è stata confermata anche dalla Suprema Corte, la quale ha ritenuto che la condotta della lavoratrice non fosse esorbitante rispetto il diritto di critica, sussumibile nella libertà di espressione che gode di tutela costituzionale.
Il Giudice di legittimità ha ritenuto che la critica mossa da un dipendente, per quanto aspra, non possa essere occasione di licenziamento per giusta causa, in quanto portata alla società datrice senza utilizzare termini offensivi o comunque inappropriati.
La sentenza in commento, benché sfavorevole a parte datoriale, offre la possibilità di enunciare in estrema sintesi i limiti del diritto di critica del prestatore di lavoro e i relativi confini dell’insubordinazione.
Invero, la Corte ha sottolineato che le rimostranze poste da un lavoratore non possono tradursi in un atto diffamatorio e ingiurioso, tale da compromettere il vincolo fiduciario e da non consentire la prosecuzione anche provvisoria del rapporto di lavoro (Cfr. Cass. Sez. Lav. 10511/1998).
Inoltre, è utile sottolineare come la Suprema Corte non abbia effettuato una netta distinzione tra la comunicazione privata avvenuta nel caso di specie e la divulgazione pubblica di contenuti potenzialmente diffamatori.
Pertanto, si ritiene che il vulnus della lesione della reputazione di un’impresa o dei suoi dirigenti, non sia da ricondurre alla ipotizzabile diffusione su larga scala del contenuto, bensì alla potenzialità offensiva dello stesso che occorrerà valutare concretamente in base alle circostanze specifiche del caso.
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